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Distorsione alla caviglia: un breve focus su una delle lesioni più comuni

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La distorsione alla caviglia capita spesso agli sportivi e il suo trattamento non va sottovalutato

La distorsione alla caviglia è una delle lesioni più comuni tra i giovani atleti che praticano sport che richiedono salti o bruschi cambi di direzione. Tra questi sport possiamo citare calcio, tennis, pallavolo e rugby. La distorsione alla caviglia non causa particolari problemi nei pazienti che non praticano sport. Nell’atleta però, soprattutto quello agonistico, l’infortunio causa un’interruzione dall’impegno agonistico e dagli allenamenti e se non adeguatamente trattato può portare a esiti invalidanti.

Distorsione alla caviglia: fisiopatologia e classificazione 

I meccanismi traumatici che determinano una distorsione sono principalmente due: la distorsione laterale e quella mediale.

Distorsione laterale: la caviglia effettua una rotazione interna (sollecitazione di varismo) e il piede presenta un’ulteriore rotazione verso l’interno (supinazione del piede). Questo tipo di distorsione alla caviglia ha un alto riscontro. Negli USA, per esempio, ogni giorno si calcolano quasi 10.000 distorsioni il cui 85% riconosce un meccanismo di inversione.

Distorsione mediale: La caviglia effettua una rotazione esterna (vagismo), causando una pronazione del piede, ossia una rotazione verso l’esterno.

Per capire i “gradi di gravità” della distorsione alla caviglia, occorre prima conoscere un poco di anatomia della caviglia.

Il complesso legamentoso laterale della caviglia è costituito da tre elementi principali:

  1. Il legamento peroneo-astragalico anteriore (PAA)
  2. Il legamento peroneo-calcaneare (PC)
  3. Legamento peroneo-arstagalico posteriore (PAP)

Generalmente si verifica una lesione isolata nel PAA e solo nel 20% una lesione combinata del PC e del PAP. La distorsione alla caviglia ha tre gradi di intensità, lieve, moderato e severo. Vediamo nel dettaglio.

I Grado: moderato. Si tratta di uno stiramento del PAA senza lesione macroscopica. Modesto gonfiore e una scarsa limitazione funzionale.

II Grado: moderato. Nel grado moderato si presenta una parziale lesione macroscopica del legamento. Gonfiore, dolore, limitazione del movimento e instabilità sono moderati.

III Grado: severo. La lesione legamentosa è completa. È accompagnata da gonfiore, impotenza funzionale assoluta, instabilità articolare ed emorragia.

Sintomi e trattamento per la distorsione alla caviglia

Tra i sintomi clinici più riconoscibili citiamo:

  • tumefazione precoce ed a volte imponente della regione malleolare.
  • ecchimosi tardiva.
  • dolore in sede premalleolare e sottomalleolare, a volte in sede retromalleolare esterna.
  • impotenza funzionale.
  • sofferenza in sede di lesione provocata dai tentativi di pronazione o supinazione del piede.
  • segno del “cassetto anteriore” in caso di rottura totale del compartimento esterno.

Il trattamento

Il trattamento delle distorsioni della caviglia non va sottovalutato, soprattutto negli sportivi. Infatti anche un solo uno spostamento minimo tra tibia e astragalo può provocare l’insorgere di problemi come la caviglia del calciatore. In fase acuta è preferibile adottare un trattamento non invasivo: riposo, ghiaccio e arto sollevato.  In seguito, se il problema continua si può provvedere a trattamenti come il bendaggio funzionale che evita l’immobilizzazione prolungata della caviglia. Quest’ultimo ha anche altri vantaggi rispetto alle altre soluzioni (come per esempio il tutore dinamico o lo stivaletto da scarico).  Mantiene il tono muscolare, garantisce una rapida guarigione dei legamenti e non interrompe la stimolazione dei propriocettori capsulari. Tuttavia questo trattamento ha una lunga durata: deve essere applicato in assenza di tumefazione e rinnovato ogni settimana circa.

Nei casi più gravi la chirurgia è consigliata solo al 15% circa dei pazienti con instabilità.  L’instabilità è riconoscibile dalla ricomparsa del dolore e della tumefazione a ogni episodio distorsivo e instabilità dell’articolazione. In questo caso sarà necessario sottoporsi a radiografie effettuate sotto stress per determinare l’entità del danno.

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Sci e snowboard: prevenire gli infortuni durante la settimana bianca

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La prevenzione nella disclipina sciistica

Come sciare in sicurezza e prevenire cadute dagli sci e infortuni? Siamo nel pieno della stagione invernale, in cui amatori riempiono le piste sciistiche di tutta Italia, e come ogni anno bisogna prestare attenzione al fine di evitare infortuni durante la nostra settimana bianca, non rovinando così questo meraviglioso periodo di vacanze e divertimento!

Dai dati dell’Istituto superiore di sanità si evince che ogni anno sono circa 30mila gli incidenti sulle piste di sci italiane, di cui il 79,6% causati dagli sci e il 15,7% dallo snowboard.

Nella disciplina dello snowboard sono frequenti i traumi agli arti superiori come polso, scapola e clavicola, gomito e mano – invece nello sci hanno un ruolo da protagonista i traumi degli arti inferiori, primo tra tutti il ginocchio. Non dimentichiamo inoltre la testa! Circa il 10-15% dei traumi derivanti da incidenti sulle piste di sci interessa la testa, diventa fondamentale quindi portare sempre il casco.

Come fare per prevenire traumi durante la nostra settimana bianca?

Naturalmente chi svolge durante tutto l’anno una regolare attività fisica sarà più avvantaggiato e arriverà preparato al classico appuntamento annuale con le piste da sci. Qualche utile accorgimento per la preparazione:

  • Rinforzare la muscolatura: svolgere piccoli esercizi per braccia e gambe, inoltre è necessario tonificare e preparare i muscoli del “core stability”, cioè la muscolatura che circonda il nostro baricentro – migliorando così la coordinazione e l’equilibrio che sono la base per affrontare tutti gli sport.
  • Coordinazione: esercizi di coordinazione come il tappeto elastico oppure la fitball.
  • Perdita di peso? Se prima di salire sugli sci o sullo snowboard vi sentite sovrappeso, può essere utile unire ad un’attività anaerobica di rinforzo muscolare per lo sci un allenamento di tipo aerobico, come la corsa o la bicicletta.

Traumi in seguito allo sci: attenzione al ginocchio

Di solito è il ginocchio il protagonista di un incidente sulle piste: distorsioni, traumi, fino a rotture del legamento crociato – questo perchè sci carving e scarponi rigidi sottopongono questa articolazione a forti sollecitazioni con stress torsionali importanti. Il 30% di tutti gli infortuni sulle piste da sci riguarda infatti le ginocchia, a seguire abbiamo lussazioni della spalla o, nei casi peggiori, fratture dell’omero e del pollice. Prima di iniziare la stagione sciistica è sempre utile effettuare una preparazione muscolare adeguata, a maggior ragione se si utilizzano sci carving e scarponi alti e rigidi, in particolare per avere un ginocchio pronto e reattivo nel rispondere a tutte le sollecitazioni subite durante la sciata.

Questo perchè il vero problema è rappresentato, nella stragrande maggioranza dei casi degli infortuni sulla neve, dal modo in cui si cade: imparare a cadere quindi è un modo per diminuire notevolmente la probabilità di farsi male.

Cosa fare in caso di distorsione al ginocchio o rottura del crociato

In caso di distorsione, i tempi di ripresa dell’attività sportiva variano a seconda delle lesioni riportate e dal recupero fisico del paziente . La rottura del crociato non obbliga necessariamente ad un ricostruzione chirurgica, che diventa obbligatoria solo quando, dopo una corretta riabilitazione, il ginocchio risulta ancora doloroso o non stabile.

Tornare a sciare dopo un trauma o infortunio

Con un adeguato percorso di fisioterapia e riabilitazione, se non è necessario l’intervento, si può riprendere a sciare in linea indicativamente dopo 3 mesi.

Riabilitazione ginocchio post trauma

Il percorso di riabilitazione sarà mirato a rinforzare la muscolatura del ginocchio, in maniera tale da sopperire alla mancanza del legamento nel ruolo chiave di equilibrio dell’articolazione. Se non siamo sportivi o agonisti, ma semplici amatori che non hanno pretese sportive eccessive, prima di un intervento chirurgico è indicato seguire un percorso di fisioterapia e riabilitazione, al fine di recuperare completamente le funzionalità perdute.