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dolore al gastrocnemio

Cos’è il gastrocnemio e a cosa serve

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Noto anche col nome “gemelli”, il muscolo gastrocnemio si colloca nella parte posteriore più superficiale della gamba. Il nome gemelli è dovuto al fatto che il gastrocnemio è formato da due ventri muscolari.

Questo muscolo è fondamentale perché, insieme al muscolo soleo, forma il tendine calcaneare, ovvero la parte comunemente chiamata “tendine d’Achille”.

Ancora, con un buon funzionamento del muscolo gastrocnemio riusciamo ad elevare il tallone, grazie ad una contrazione del muscolo, e quindi a flettere il piede e la gamba.

 

Dolore al gastrocnemio: sintomi

Il dolore al gastrocnemio viene solitamente avvertito come un fastidioso dolore al polpaccio, di intensità variabile. Inoltre, alla sensazione di dolore possono unirsi altri sintomi, tra i quali:

  • Il gonfiore diffuso nella zona del polpaccio;
  • La temperatura della pelle fredda;
  • La sensazione di formicolio che può estendersi dal ginocchio al piede;
  • La perdita di forza nel muscolo;
  • Un arrossamento della zona interessata.

 

Possibili cause: eziologia

Le possibili cause del dolore al gastrocnemio sono diverse e possono essere di diversa natura:

  • Cause accidentali: insorgono con un trauma, spesso durante la pratica di attività fisica, e possono essere dovute ad uno strappo muscolare, ad una contrattura o a uno stiramento del muscolo;
  • Cause organiche: si verificano per mancanza di potassio o per problemi circolatori e possono essere anche gravi come, per esempio, un trombo, ovvero un grumo di sangue che non permette il necessario afflusso di sangue.

 

Diagnosi

La corretta diagnosi per il dolore al gastrocnemio può essere effettuata solamente da uno specialista del campo, il quale generalmente procede effettuando, prima di tutto, un esame di palpazione che può essere seguito:

  • Da un’ecografia per capire da cosa origina il dolore;
  • Da un ecodoppler che si effettua, però, solo se ritenuto necessario. Questo esame tramite gli ultrasuoni verifica lo stato del sistema circolatorio.

 

Trattamento

trattamento del dolore al gastrocnemio

Il trattamento del dolore al gastrocnemio varia, ovviamente, a seconda di quale sia la diagnosi effettuata. Inoltre, così come la diagnosi, anche il trattamento più opportuno ed efficace può essere stabilito unicamente da un medico.

In ogni caso, alcuni dei comportamenti da mettere in pratica sono:

  • Applicare del ghiaccio sulla zona in cui si sente dolore, il freddo aiuterà a ridurre la sensazione dolorosa e l’eventuale gonfiore;
  • Stare a riposo, non sforzare, quindi, ulteriormente la gamba per non rischiare di peggiorare il dolore già presente;
  • Sollevare la gamba può essere utile per alleviare il dolore e defaticare il muscolo;
  • Fare dei dolci esercizi di stretching che possano allentare la tensione e sciogliere il muscolo.

 

In linea generale, inoltre, se si tratta di uno strappo muscolare o di una contrattura, per risolvere il problema è particolarmente indicata la fisioterapia e, più nel dettaglio, per ottenere degli ottimi risultati e per portare il paziente ad un totale recupero delle funzioni colpite da eventi traumatici è bene combinare la terapia manuale con la terapia fisica.

 

Inoltre, tra le terapie fisiche utili per trattare il dolore al gastrocnemio è particolarmente indicata:

  • La tecarterapia: una terapia endogena che si basa su un dispositivo che genera un aumento della temperatura.

 

Spesso, per alleviare il dolore durante il periodo del trattamento, vengono utilizzati anche i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS).

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Prevenzione

I comportamenti da mettere in pratica per prevenire il dolore al gastrocnemio sono di diverso genere:

  • Eseguire stretching regolarmente, così da mantenere i muscoli rilassati;
  • Idratarsi è fondamentale per non incorrere in problemi muscolari;
  • Assumere le quantità necessarie di magnesio e potassio per non far indebolire i muscoli.

 

A chi rivolgersi

Quando il dolore al gastrocnemio compare e dopo un paio di giorni ancora non è passato, per trattarlo è fondamentale rivolgersi ad uno specialista che conosca perfettamente l’anatomia umana e che abbia delle ottime conoscenze fisioterapiche, due elementi imprescindibili per una buona riuscita del trattamento e una guarigione totale.

 

Come anticipato, infatti, rivolgendosi ad medico fisioterapista è possibile combinare la terapia manuale e la terapia fisica per ottenere degli ottimi risultati e far passare il dolore al gastrocnemio.

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FisiomediCal è un centro fisioterapico d’eccellenza che, grazie alle competenze di un’équipe medica formata da specialisti del settore e all’impiego delle migliori tecnologie attualmente sul mercato, riesce a perseguire ottimi risultati in tempi brevi.

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Dolore all'Inguine

Dolore all’inguine: sintomatologia

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L’inguine è la regione anatomica che coincide con la piega di flessione fra la coscia e l’addome.

Il dolore all’inguine è un sintomo comune a numerose patologie molto differenti l’una dall’altra.

La sintomatologia è caratterizzata da un’iniziale sensazione di fastidio, localizzato alla base della parete addominale, che si intensifica fino a diventare un vero e proprio dolore.

Il dolore può presentarsi sia a destra che a sinistra della zona inguinale ed essere di tipo Acuto o Cronico.

Nel caso in cui il dolore sia di tipo acuto, i sintomi compaiono improvvisamente, anche in soggetti in buono stato di salute, i quali lo avvertono come un senso di oppressione o un bruciore insopportabile.

Un dolore Cronico, invece, si protrae nel tempo ed è percepito dal paziente come continuo e ricorrente, interferendo spesso con lo svolgimento delle normali attività quotidiane.

Dolore all'Inguine nell'area destra e sinistra

A seconda delle cause che determinano l’insorgenza del dolore all’inguine, possono essere presenti dei sintomi associati:

  • Debolezza muscolare;
  • Intorpidimento muscolare;
  • Riduzione della mobilità;
  • Difficoltà a piegarsi o a mantenere nel tempo la posizione seduta;
  • Bruciore;
  • Senso di oppressione.

 

Le possibili cause del dolore all’inguine

Le possibili cause di dolore all’inguine sono numerose e varie, ma una le più comuni nella pratica clinica sono gli infortuni all’apparato muscolo scheletrico:

  • Contrattura muscolare: consiste nella contrazione involontaria delle fibre muscolari a livello dell’anca;
  • Stiramento muscolare: causato da un eccessivo allungamento delle fibre muscolari che provoca un dolore di tipo acuto;
  • Pubalgia: caratterizzata da dolore nella zona inguinale o pubica, dovuto generalmente ad una serie di microtraumi.

Queste forme di dolore sono maggiormente diffuse tra chi pratica attività sportiva, ma possono essere sperimentate da chiunque, per esempio a seguito di sforzi o movimenti anomali.

Ulteriori cause comuni di dolore all’inguine comprendono:

  • Ernia inguinale;
  • Calcoli renali, che si manifestano prevalentemente con dolore addominale, esteso fino al basso inguine;
  • Gravidanza: il dolore all’inguine durante la gravidanza è correlato allo stiramento del legamento rotondo, che mantiene l’utero nella sua posizione;

Se il dolore è ricorrente, può invece essere il risultato di un disturbo più serio:

  • Artrosi dell’anca, che causa l’usura delle cartilagini articolari e si manifesta con un dolore cronico all’anca e alla regione inguinale;
  • Artrite dell’anca, che si associa generalmente a dolore, rigidità articolare, gonfiore, arrossamento e ridotta capacità motoria;
  • Frattura o Lussazione dell’anca;
  • Tumori;
  • Cistite, che provoca sia negli uomini che nelle donne, dolore all’inguine, difficoltà ad urinare e sensazione di pesantezza;
  • Cisti ovariche, le quali solo in alcuni casi possono causare dolore all’inguine, senso di fastidio addominale, dolore durante l’atto sessuale o irregolarità nel decorso del ciclo mestruale.

Anche l’ingrossamento e l’infiammazione dei linfonodi inguinali può provocare dolore all’inguine anche se questa è una delle cause meno comuni.

Esami ed approfondimenti consigliati

Dolore all'Inguine, Analisi mediche

Il dolore all’inguine, può essere determinato da una grande varietà di condizioni cliniche differenti tra loro, quindi, la diagnosi richiede accertamenti specifici.

Il medico, dopo aver raccolto i dati di anamnesi esegue una visita accurata, avvalendosi se necessario di ulteriori esami utili a determinare la corretta diagnosi.

In caso di dolore all’inguine, si richiede infatti al paziente di effettuare le analisi del sangue e successivamente alcuni esami strumentali come l’Ecografia, la Radiografia o la Risonanza magnetica.

Nello specifico, Ecografia addominale viene prescritta nel caso in cui il medico ipotizza che il dolore sia determinato da una problematica viscerale, mentre Lastra, Tac e Risonanza vengono prescritte se ritiene che il problema sia di natura articolare o muscolare.

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Trattamento

Il trattamento del dolore all’inguine, a prescindere dalla causa che ne provoca l’insorgenza, si basa principalmente sullo svolgimento di esercizi mirati, volti a migliorare la mobilità dell’articolazione e l’efficienza dei muscoli.

Accanto alla rieducazione muscolare si associano sempre le terapie mediche, caratterizzate dalla somministrazione di farmaci antinfiammatori ed infiltrazioni locali e le terapie manuali, come la Tecarterapia.

Quest’ultima è una delle più indicate in quanto, grazie ad un aumento dell’ossigenazione dei tessuti, velocizza i processi riparativi.

Se il dolore non è dovuto a condizioni particolarmente gravi, i medici consigliano alcuni rimedi utili:

  • Riposo;
  • Astensione dall’attività sportiva, in particolare se il dolore deriva da un eccessivo sforzo fisico;
  • Applicazioni di ghiaccio sulla zona inguinale dolorante, specialmente in caso di traumi muscolari, che aiuta a diminuire la percezione del dolore.

Trattamenti specifici vengono applicati a seconda della patologia sottostante.

La cura della malattia che causa il dolore inguinale riferito dal paziente, ne consente infatti la riduzione o la remissione nella maggior parte dei casi.

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Quali competenze occorrono per il trattamento

Per curare il dolore all’inguine devi rivolgerti ad un medico specialista in grado di individuare le patologie sottostanti che ne causano l’insorgenza.

Il trattamento del dolore all’inguine può coinvolgere diverse figure professionali come il Fisioterapista e l’osteopata.

Nella maggior parte dei casi, queste figure professionali lavorano simultaneamente, per garantire al paziente una veloce remissione dei sintomi.

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Lo Studio FisiomediCal si trova a Roma Nord, in via Andrea Sacchi, 35.

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La loro missione è la cura ed il benessere dei propri pazienti, garantita dalle competenze dell’équipe medica e dall’utilizzo delle migliori tecnologie attualmente disponibili.

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Contrattura Muscolare durante attività sportiva, Gamba

Contrattura muscolare: Cos’è

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La Contrattura Muscolare rappresenta una difesa messa in atto dal nostro corpo quando il tessuto muscolare viene sollecitato con un carico eccessivo.

In risposta allo sforzo commesso, il corpo provoca la contrazione involontaria ed improvvisa di uno o più muscoli i quali, di conseguenza, subiscono una lesione.

La contrattura muscolare viene definita come un disturbo “lieve e sopportabile”, in quanto provoca solamente un aumento del tono del muscolo contratto.

Quali muscoli può interessare?

Contrattura Muscolare al collo

La contrattura può interessare qualsiasi muscolo scheletrico del corpo, ma in genere i muscoli più colpiti sono quelli di:

  • Gambe e ginocchio;
  • Coscia;
  • Spalla e Collo;
  • Schiena.

Sintomi

Il primo sintomo della contrattura muscolare è sicuramente il dolore, modesto e diffuso, lungo la zona interessata che risulta più frequente durante l’esercizio fisico.

Nello specifico, i sintomi che caratterizzano la contrattura sono:

  • dolori muscolari;
  • aumento del tono muscolare (Ipertonia);
  • mancanza di elasticità muscolare con conseguente sensazione di rigidità;
  • tensione;
  • impossibilità di utilizzare il muscolo interessato;
  • limitazione dei movimenti;
  • lividi;

Cause

La contrattura muscolare è una patologia molto frequente tra gli sportivi ed in particolare nelle attività in cui sono richiesti scatti o particolare impiego di forza, come ad esempio nel calcio, nel rugby, nella corsa nel fitness e nella lotta.

In questo caso, può comparire a seguito di:

  • Sollecitazione e sforzo muscolare troppo intenso;
  • Riscaldamento non adeguato;
  • Movimento brusco e improvviso;
  • Allenamento svolto in maniera non adeguata e senza un’adeguata preparazione fisica;
  • Debolezza della muscolatura;
  • Mancanza di coordinazione nei movimenti.

Nonostante gli sportivi siano la categoria più colpita, chiunque può incorrere in una contrattura muscolare.

Tra le cause non sportive, quindi, ci sono ulteriori fattori che possono provocarne l’insorgenza:

  • Svolgere lavori pesanti;
  • Scarsa attività fisica;
  • Postura scorretta;
  • Squilibri muscolari;
  • Eccessivo peso corporeo;
  • Gravidanza;
  • Essere nell’età dello sviluppo, soprattutto se la crescita è molto rapida;
  • Infezioni che coinvolgono la muscolatura

A queste possono essere aggiunte altre situazioni, che favoriscono la comparsa di contratture muscolari, ovvero:

  • Disidratazione o carenze di magnesio, potassio, calcio e sodio, sali minerali indispensabili per mantenere il corretto bilanciamento tra contrazione e rilassamento muscolare;
  • Disturbi circolatori e malattie metaboliche come il diabete, che impedendo soprattutto a glucosio e ossigeno di raggiungere il muscolo;
  • Patologie muscolari o del sistema nervoso come parkinson, epilessia, sclerosi multipla che interferiscono con la normale contrazione;
  • Problematiche articolari come artrite, artrosi o arti asimmetrici;
  • Prolungata esposizione al freddo, in quanto va a ridurre l’afflusso di sangue al muscolo coinvolto;
  • Riposo non adeguato, che rientra anche tra le principali cause di torcicollo, assieme al colpo d’aria.
  • Stress eccessivo e prolungato che nel tempo può favorire l’irrigidimento e la contrattura soprattutto dei muscoli della curva cervicale e lombare.

Durata

Per guarire da una contrattura normalmente sono sufficienti 3-7 giorni di riposo, che potrebbero diventare molti di più se non si rispettano i giusti tempi di recupero.

È altamente sconsigliato e controproducente continuare a svolgere le attività sportive che provocano fastidio o dolore alla zona interessata.

Diagnosi

La diagnosi è la fase più importante per un corretto trattamento.

I sintomi della contrattura muscolare sono di norma facilmente riconoscibili, tuttavia, soprattutto in presenza di dolore molto inteso, è consigliato rivolgersi al proprio medico curante o al pronto soccorso, per escludere danni più gravi.

Lo specialista, in questi casi, per constatare l’entità del danno effettua due tipi di accertamento:

  • Palpazione, per valutare l’ipertonia e la posizione dei punti dolorosi;
  • Ecografia della zona interessata.

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Diagnosi differenziale

La sintomatologia della contrattura è simile a quella del crampo dal quale differisce solo per alcuni aspetti:

  • Causa di insorgenza: per i crampi è più legata a fattori metabolici;
  • Tempi di guarigione: molto più lunghi per la contrattura;
  • Dolore avvertito: molto più violento in caso di crampi;
  • Conseguenze sulla prestazione: in caso di contrattura il soggetto riesce a riprendere l’attività senza particolari problemi mentre in caso di crampi l’interruzione è quasi inevitabile.

Spesso i sintomi della contrattura possono facilmente essere confusi con quelli dello stiramento muscolare, in quanto entrambe le patologie sono caratterizzate da un aumento del tono muscolare.

Tuttavia, in caso di stiramento c’è un allungamento delle fibre muscolari, non riscontrabile in caso di contrattura.

Cura

La contrattura è una problematica generalmente di lieve entità quindi, il riposo è la terapia più efficace e che di norma porta alla completa guarigione in 5-7 giorni.

Se non si rispettano i giusti tempi di recupero, ad esempio continuando a svolgere la normale attività sportiva, questo breve periodo potrebbe, tuttavia, allungarsi e provocare insorgenza di complicazioni.

Oltre al riposo, in caso di contrattura si consiglia di:

  • Seguire l’attività di riabilitazione più opportuna, che tenga conto anche dell’entità e delle cause dell’infortunio;
  • Allungare la muscolatura attraverso esercizi di stretching;

Inoltre, possono essere applicati anche dei trattamenti di tipo naturale:

  • Impacchi caldi;
  • Fanghi;
  • Il ghiaccio può essere utile per bloccare il segnale doloroso, soprattutto appena dopo l’infortunio;
  • Tecniche di rilassamento, per ridurre la tensione muscolare;
  • Rimedi fitoterapici in pomata, ad esempio a base di artiglio del diavolo o arnica;
  • Mantenere una corretta idratazione e aumentare il consumo di alimenti o integratori, contenenti principi antiinfiammatori, quali omega 3.

A questi rimedi, se necessario, possono essere abbinati trattamenti che prevedono l’intervento di uno specialista, quali:

  • massaggio decontratturante di fisioterapia;
  • “kinesio taping”;
  • Tecarterapia: rientra tra le tecniche fisioterapiche e genera calore all’interno dell’area anatomica interessata;
  • strecht and spray”: l’osteopata pratica l’allungamento del muscolo per poi refrigerarlo attraverso l’applicazione di uno spray freddo allo scopo di bloccare il dolore;
  • Tens o stimolazione elettrica nervosa sottocutanea: attraverso delle placche invia impulsi elettrici agendo contro lo stimolo doloroso;
  • Laserterapia: incrementa l’attività metabolica, la vasodilatazione e il drenaggio dei liquidi riducendo l’infiammazione e il dolore;
  • Magnetoterapia;
  • Ultrasuoni: mediante le onde acustiche ad alta frequenza stimola il riassorbimento ematico

Infine, se il dolore risulta particolarmente intenso, è possibile ricorrere anche a cure di tipo farmacologico:

  • Farmaci antinfiammatori;
  • Miorilassanti: per rilassare la muscolatura;

Contrattura muscolare, terapia con KinesioTape

Prevenzione

La prevenzione è importante per ridurre il rischio di insorgenza di contratture muscolari.

In particolare, si consiglia di eseguire sempre un adeguato riscaldamento e allungamento muscolare, prima di qualsiasi attività sportiva, anche se leggera.

Altrettanto importante è mantenere una giusta temperatura corporea, coprendosi adeguatamente, soprattutto nei mesi invernali e in caso di sport all’aperto.

Per prevenire una contrattura si consiglia anche di:

  • assumere una postura corretta e correggere eventuali squilibri muscolari, anche con l’aiuto di tutori e cuscini anatomici;
  • Indossare scarpe adatte e evitare sovraccarichi eccessivi e improvvisi

A chi rivolgersi

Per curare la contrattura è necessario rivolgersi ad un medico specialista che sappia applicare il giusto trattamento in base alla sintomatologia presentata dal paziente.

La cura di una contrattura muscolare può coinvolgere diverse figure professionali come il Fisioterapista e l’ortopedico.

Nella maggior parte dei casi, queste figure professionali lavorano simultaneamente, per garantire al paziente una veloce guarigione.

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Questo, è un centro d’eccellenza che vanta numerosi professionisti del settore, specializzati in diversi ambiti della medicina.

La loro missione è la cura ed il benessere dei propri pazienti, garantita dalle competenze dell’équipe medica e dall’utilizzo delle migliori tecnologie attualmente disponibili.

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Tallonite, piede ai raggi x

Dolore ai talloni (o al calcagno) o tallonite: definizione

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La tallonite, o tallodinia, è una condizione dolorosa che colpisce il tallone o calcagno. Questa patologia è piuttosto comune e la frequenza di comparsa è particolarmente elevata soprattutto negli atleti, nonostante non siano gli unici soggetti a rischio.

Le principali cause alla base della tallonite, infatti, sono le continue sollecitazioni e traumi ripetuti. Movimenti che possono portare a tali sollecitazioni sono solitamente collegati a sport come la corsa, il calcio, la pallavolo, il basket e molti altri. Ma oltre ai traumi, anche patologie metaboliche, neurologiche e congenite possono influire sul calcagno. Nello specifico, sono le parti molli e quelle ossee ad essere sottoposte a patologie varie. Tra queste, per esempio, le tendiniti, le borsiti, fasciti, ma anche artrosi, fratture da stress e tumori.

È risaputo che anche lievi alterazioni della postura possono andare a influenzare l’assetto del piede e la distribuzione del carico. Ad esempio, durante lo sviluppo e la crescita, la tallonite può comparire come conseguenza diretta della trasformazione dell’organismo.

Se non trattata adeguatamente, con i giusti strumenti e le giuste terapie, la tallonite può alterare la funzionalità dei piedi e causare invalidità.

Sintomi

I sintomi legati a questa patologia sono piuttosto semplici da diagnosticare e da riconoscere. Infatti, nel 99% dei casi si presenta con dolore piuttosto acuto nella zona interessata. Inoltre, è importante fare caso alla relazione tra orario della giornata e intensità del dolore: la mattina, infatti, il sintomo è molto più persistente che non la sera. Come ultima valutazione, è importante aggiungere che l’indolenzimento può estendersi a tutto il piede.

 

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Il malessere è spesso accompagnato da altri sintomi come gonfiore e stanchezza percepita nella regione interessata. Solitamente è solo uno dei piedi a essere interessato, ma non sono così rari i casi in cui i sintomi si presentino in entrambi. Infine, sebbene i sintomi della patologia siano più evidente durante la deambulazione, si possono accusare anche a riposo.

Tallonite

Possibili Cause: Eziologia

Nell’introduzione abbiamo già anticipato quelle che sono le cause principali della tallonite, ma ora andremo a vedere nel dettaglio quello che c’è da sapere. Come primo appunto, abbiamo detto che può dipendere da diversi fattori, come sollecitazioni e traumi, problemi di tipo neurologico, metabolico e congenito.

Di seguito, vediamo nello specifico:

  • Tallonite dello sportivo: gli atleti sollecitano di frequente i propri piedi, richiedendo per alcuni sport dei veri e propri movimenti “esplosivi”. Nella pallavolo, per esempio, è richiesto spingere con violenza il terreno per aumentare l’elevazione. Questi movimenti provocano vere e proprie microlesioni che col tempo alterano la normale funzionalità del piede. In questo caso è di vitale importanza indossare calzature adeguate e seguire un corretto regime di allenamento.
  • Borsite: è un’infiammazione che interessa le borse sierose retrocalcaneari, o quelle sottocutanee. Queste strutture sono indispensabili per il corretto funzionamento delle strutture periferiche del tendine.
  • Fascite Plantare: questa infiammazione colpisce la fascia plantare, ossia il cordone composto da fibre che collega le radici delle dita dei piedi alla zona mediale del calcagno. Questa condizione è causata da un sovraccarico della fascia dovuto a sforzi, peso eccessivo e altri fattori.
  • Obesità: un individuo in sovrappeso deve affrontare una serie di problematiche relative al carico eccessivo che il corpo deve sostenere. Il peso viene scaricato lungo la colonna vertebrale e gli arti inferiori, andando a provocare, tra i disturbi possibili, anche la tallonite.
  • Artrosi e patologie reumatiche: la degenerazione della cartilagine e delle strutture ossee delle articolazioni può influenzare anche il calcagno. Tale condizione si traduce quindi in tallonite, particolarmente dolorosa. Anche la spondilite anchilosante può rientrare in questa categoria.

Come ulteriore possibile causa ricordiamo che anche l’utilizzo di calzature usurate può influire sulla postura e sulle sollecitazioni al calcagno, motivo per cui è bene indossare quanto più possibile calzature comode.

Tallonite e bambini

È piuttosto frequente che questa patologia colpisca anche i bambini, soprattutto nella fascia di età tra gli 8 e i 13 anni. In questo periodo sono più attivi fisicamente, perché spesso coinvolti in giochi, sport e attività scolastiche. A questa attività si aggiunge lo sviluppo, momento in cui le ossa crescono e il dolore può essere più fastidioso. In queste situazioni la cura ortopedica è capace di proteggere e fornire sollievo.

Diagnosi

La diagnosi inizia con l’anamnesi ed esame obiettivo, ossia la raccolta di informazioni riguardo al paziente. Solitamente è sufficiente questo al medico per capire di essere in presenza di una tallodinia. Tuttavia, in alcuni casi, possono essere richiesti esami specifici particolari, soprattutto se si sospettano lesioni alle ossa o ai tendini. Quelle principali sono:

  • Ecografia, usata per avere un’immagine generica dell’area interessata;
  • Radiografia, sfrutta i raggi X per ottenere immagini più precise di strutture ossee e articolari;
  • Risonanza Magnetica, esame di grande precisione, spesso non utilizzato per diagnosticare talloniti.

Trattamento

Dopo aver eseguito la diagnosi è possibile definire il quadro clinico e la gravità della condizione. Il principale fattore da valutare è la causa del dolore: in base al motivo scatenante si decide il trattamento che può variare da semplici accorgimenti, all’intervento chirurgico.

Se la tallonite è comune, il trattamento più indicato è il semplice riposo e l’interruzione di attività fisiche che possano influire sul tallone. Se infatti il dolore non è causato da altre patologie, il dolore tende ad affievolirsi nel giro di due settimane. Per aiutare il recupero sono utili delle applicazioni di ghiaccio.

Diverso è il caso in cui sia la fascite plantare a causare la tallonite: in questa evenienza, il riposo non è sufficiente e sono invece consigliabili esercizi di stretching mirati. In alcuni casi viene richiesto l’utilizzo di un plantare, utile per rilassare e distendere la fascia.

Il medico potrebbe prescrivere dei medicinali antinfiammatori in quei casi in cui il dolore è particolarmente fastidioso e difficile da sopportare. La chirurgia, si rivela efficace solo nei casi particolarmente seri e i vari trattamenti non hanno sortito effetto benefico.

Particolarmente utile è la Fisioterapia, che grazie alla combinazione di terapie fisiche e manuali è in grado di agire sul tallone e ottimizzare tempi di recupero e benefici. In particolare, sono decisamente utili delle sedute di tecarterapia, onde d’urto, crioultrasuoni o laser, per favorire i processi di autoguarigione.

 

Prevenzione

La prevenzione della tallonite parte dall’evitare fattori di rischio. Per tanto è sempre bene tenere in considerazione che un allentamento fisico eccessivamente duro e non regolato può causare l’insorgere della patologia. Tanto l’intensità quanto la durata giocano un fattore centrale, ma anche la preparazione è di primaria importanza.

Abbiamo parlato in precedenza dell’importanza dell’utilizzo di calzature comode e non usurate. Scarpe col tacco alto o con la suola consumata e troppo bassa possono altera la postura e causare dolore al piede, generando possibilmente la tallonite.

Tacchi Alti e tallonite

Il peso è un altro importantissimo fattore, motivo per cui se sovrappeso, una dieta studia con il nutrizionista e un percorso di esercizi fisici ben ragionati possono fare molto per prevenire la tallonite.

A chi rivolgersi

Se si avverte dolore al tallone, o al calcagno, la prima cosa da fare è osservare un periodo di riposo dalle attività fisiche e gli allenamenti. Se il dolore persiste e si presenta in forma acuta, principalmente al mattino, è consigliabile rivolgersi al proprio medico curante. Questo effettuerà una diagnosi capace di inquadrare il problema e, soprattutto, il trattamento migliore.

Richiedi un check-up

A seconda dei trattamenti sarà poi necessario rivolgersi a specialisti della fisioterapia, ortopedici e tecnici capaci di somministrare le cure prescritte, o produrre degli strumenti ortopedici su misura.

Nel caso in cui il dolore dipendesse da una condizione di obesità, probabilmente sarà necessario rivolgersi anche ad altre figure, come il nutrizionista.

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Lo Studio FisiomediCal a Roma Nord, zona Prati, dispone di una squadra altamente professionale, preparata nel trattare la tallonite e molti altri disturbi e patologie. L’esperienza si unisce all’utilizzo delle migliori tecnologie attualmente disponibili, indispensabili per ottenere risultati ottimali e in tempi rapidi. Inoltre, grazie alla commistione di più competenze e professionalità, ogni paziente può contare su trattamenti altamente personalizzati e mirati.

Per maggiori informazioni e fissare una prima visita, chiamare il numero 06 32651337. Lo studio si trova in via Andrea Sacchi, 35, a Roma.

Sindrome del piriforme

Cos’è la sindrome del piriforme

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Un disturbo neuromuscolare, la sindrome del piriforme causa dolore e spasmi nella zona del gluteo. In alcuni casi il fastidio può estendersi fino al nervo sciatico e poi causare una sensazione di formicolio lungo la zona posteriore della gamba e quella del piede.

Questa sindrome è anche conosciuta come “falsa sciatalgia” poiché i sintomi delle due, se non adeguatamente diagnosticati, possono essere confusi.

Piccolo e di forma triangolare, il muscolo piriforme si trova in profondità della natica ed è di fondamentale importanza perché assiste la rotazione dell’anca e permette di girare la gamba e il piede verso l’esterno.

La sindrome del piriforme si verifica quando il muscolo piriforme comprime o irrita il nervo sciatico in seguito ad un trauma o a una contrattura.

 

Sintomi

Un dolore continuo, che però può variare in intensità, è quello che caratterizza la sindrome del piriforme, ma indaghiamo più a fondo per capire meglio quali sono e come si manifestano i sintomi:

  • Dolore al gluteo che può irradiarsi nella zona dell’anca, lungo la gamba per poi arrivare sino al piede;
  • Spasmi che possono poi dar luogo a una sensazione di intorpidimento;
  • Debolezza o formicolio nelle aree interessate (gluteo, anca, gamba e piede);
  • Riduzione del movimento dell’articolazione dell’anca;
  • Dolore quando si cammina in pendenza (es. salire o scendere le scale);
  • Peggioramento del dolore dopo troppo tempo trascorso nella stessa posizione, non è importante che si stia seduti o in piedi, ma la posizione va variata.

 

Cause

La sindrome del piriforme generalmente si manifesta quando si verifica un accorciamento o un allungamento eccessivo del muscolo piriforme. Questo evento è solitamente collegato ad un episodio traumatico o a una contrattura nella zona del gluteo, dell’anca o della parte inferiore della schiena. Il muscolo piriforme, quindi, comprime o irrita il nervo sciatico, causando dolore.

 

Altri fattori che possono essere alla base della sindrome del piriforme, in quanto causa della compressione o dell’intrappolamento del nervo sciatico da parte del muscolo piriforme, possono essere:

  • Delle anomalie anatomiche del muscolo piriforme o del nervo sciatico;
  • Un’ipertrofia del muscolo piriforme dovuta all’eccessivo sforzo (es. intensa attività fisica);
  • L’assunzione di una postura scorretta;
  • La permanenza in posizione seduta per periodi eccessivamente prolungati (non solo alla scrivania, ma anche, per esempio, alla guida);
  • Un’iperlordosi lombare.

 

Diagnosi

La diagnosi della sindrome piriforme si basa generalmente sull’anamnesi clinica del paziente, sul suo esame fisico e su alcuni esami diagnostici. Quella della sindrome piriforme, però, è una diagnosi spesso molto complessa da effettuare poiché i test diagnostici validati, di cui gli specialisti possono avvalersi, sono pochi.

I due test a cui ci si può affidare sono:

  • Test elettrofisiologico (FAIR-test), ovvero un esame diagnostico grazie al quale si ha la possibilità di misurare il ritardo della conduzione del nervo sciatico;
  • Neurografia a risonanza magnetica, un esame che consiste in un particolare tipo di risonanza magnetica che consente di notare (perché la evidenzia) l’infiammazione e gli effetti sui nervi coinvolti.

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Specialisti

Per trattare la sindrome del piriforme è necessario rivolgersi ad uno specialista che conosca perfettamente l’anatomia umana e, per quanto le competenze richieste possono variare a seconda della causa scatenante del disturbo, per curare questa sindrome delle ottime conoscenze fisioterapiche sono assolutamente imprescindibili.

 

Come vedremo, infatti, rivolgendosi ad uno specialista del campo fisioterapico è possibile combinare la terapia manuale e la terapia fisica per ottenere degli ottimi risultati e curare la sindrome del piriforme, evitando anche eventuali recidive, senza dover ricorrere ad un intervento chirurgico (opportuno unicamente nei casi più gravi).

 

Trattamento

Il trattamento più adeguato per la sindrome del piriforme varia, ovviamente, in base a quale sia la causa scatenante e potrà essere solamente il medico, dopo aver effettuato la diagnosi, a stabilire quale sia il trattamento più opportuno e che possa apportare i migliori risultati.

In linea generale, però, vediamo degli accorgimenti che possono alleviare i dolori e i fastidi causati dalla sindrome del piriforme:

  • Evitare le attività e le posture che causano maggiormente dolore;
  • Incrementare il tempo di riposo in posizione supina;
  • Applicare del ghiaccio sulla zona dolente per circa 15 minuti più volte al giorno, aiutando a ridurre l’intensità del dolore grazie all’effetto del freddo che andrà ad agire sull’infiammazione e sulla tensione muscolare;
  • Una volta ridotta l’infiammazione col freddo, però, bisogna ricorrere al caldo che, applicato tramite una borsa d’acqua calda sulle zone interessate, aiuterà a rilassare i muscoli;
  • Quando si presenta un dolore più acuto, può essere necessario ricorrere ai farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS);
  • Fare regolarmente stretching ed esercizi che rafforzino i gruppi muscolari connessi alla sindrome del piriforme;
  • Ricorrere alla terapia manuale da parte di un fisioterapista, grazie alla quale è possibile incrementare l’afflusso di sangue e, quindi, ridurre lo spasmo muscolare tipico della sindrome del piriforme;
  • Nei casi più gravi, può essere necessario ricorrere ad un intervento chirurgico col fine di alleviare la pressione sul nervo sciatico.

 

Tra le terapie fisiche utili per trattare la sindrome del piriforme è particolarmente indicata:

  • La TECARTERAPIA: una terapia endogena che si basa su un dispositivo che genera un aumento della temperatura.

Tecarterapia per la sindrome del piriforme

Un piano terapeutico ben strutturato si avvale della combinazione tra la terapia fisica e la terapia manuale.

 

Nelle sindromi postraumatiche, inoltre, potrebbe essere utile l’utilizzo della crioultrasuoni, ovvero un dispositivo che combina la crioterapia e l’ultrasuonoterapia per ricavarne un effetto antinfiammatorio e un’azione analgesica.

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Prevenzione

Per prevenire la sindrome del piriforme, prima di tutto, è importante mantenere uno stile di vita sano. Inoltre, una delle accortezze principali consiste nell’adottare delle posture che siano adatte, ovvero simmetriche, grazie alle quali il peso, e quindi il carico, sia distribuito equamente per entrambi i lati del corpo.

In ogni caso, per evitare questa sindrome o altri fastidi di questo tipo, si può scegliere di iniziare un percorso di fisioterapia preventiva, che aiuti il mantenimento di buone condizioni fisiche.

Ancora, la prevenzione può essere adottata anche con la messa in pratica di alcuni accorgimenti, ovvero:

  • Evitare il mantenimento della posizione seduta troppo a lungo;
  • Evitare traumi nell’area del gluteo;
  • Fare stretching quotidianamente.

 

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FisiomediCal è un centro fisioterapico d’eccellenza che, grazie alle competenze di un’équipe medica formata da specialisti del settore e all’impiego delle migliori tecnologie attualmente sul mercato, riesce a perseguire ottimi risultati in tempi brevi.

Tutto ciò fa dello Studio FisiomediCal uno dei migliori punti di riferimento in questo ambito.

Si trova a Roma Nord, in via Andrea Sacchi, 35.

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Strappo Muscolare, localizzazione, cause, sintomi, trattamento a Roma

Lo Strappo Muscolare: Cos’è, Quali muscoli interessa, Livelli di gravità

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Lo strappo muscolare o distrazione è una lesione piuttosto grave che causa la rottura delle fibre che compongono il muscolo.

Sebbene possa verificarsi in tutti i muscoli del nostro corpo, lo strappo muscolare interessa con maggiore frequenza:

  • La schiena e, in particolare, la fascia lombare;
  • La coscia e, nello specifico, flessori, adduttori, quadricipite e bicipite femorale;
  • Le gambe, quindi, polpaccio e tricipite surale.

Strappo Muscolare, localizzazione cause sintomi trattamento a Roma

Più raramente, si possono riscontrare strappi muscolari anche nell’addome o nel dorso.

Inoltre, lo strappo muscolare, in relazione al numero di fibre coinvolte viene classificato in tre livelli di gravità:

 

  • Lesione di Primo Grado: in questo caso, la lesione interessa solo poche fibre muscolari. Il danno è modesto, infatti, viene avvertito come un leggero fastidio e non provoca perdita di forza o limitazioni del movimento.
  • Di Secondo Grado: in questo tipo di lesione, viene coinvolto un maggior numero di fibre. Il dolore risulta per questo più acuto.
  • Lesione di Terzo Grado: in questo caso c’è un alto numero di fibre coinvolte e una vera e propria lacerazione del muscolo. Il dolore, infatti, è violentissimo e provoca gravi limitazioni del movimento.

 

Sintomi

Lo strappo muscolare provoca un dolore acuto nella zona lesionata e la sua intensità, dipende dal livello di gravità della lesione.

Il dolore si presenta, in particolare, quando il muscolo interessato viene contratto, quindi, si accorcia.

Se lo strappo è molto grave, il soggetto non può muovere la parte interessata ed il muscolo appare rigido.

In questi casi, il dolore è anche accompagnato da lividi e gonfiore.

I lividi sono dovuti alla rottura dei capillari presenti nella zona interessata, a causa dello strappo.

Può inoltre insorgere una contrattura muscolare, dovuta all’azione dell’organismo che cerca di favorire il recupero immobilizzando l’area interessata.

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Cause: Eziologia

Lo strappo è provocato da un’eccessiva sollecitazione del muscolo in seguito a movimenti scorretti o scatti improvvisi.

Le cause ed i fattori che possono provocare uno strappo muscolare sono:

  • Allenamento e riscaldamento insufficienti o non idonei all’attività sportiva;
  • Le Basse temperature che rendono i muscoli più rigidi;
  • Eccessivo affaticamento del muscolo;
  • Camminare o giocare in un terreno sconnesso;
  • Mantenere posture scorrette per lungo tempo;
  • Scarpe non idonee;
  • Obesità o sovrappeso;
  • Attività sportive che richiedono movimenti e scatti muscolari come ad esempio il calcio, baseball, sollevamento pesi, running.

 

Diagnosi

In caso di strappo muscolare, la prima cosa da fare è quella di rivolgersi ad un medico specializzato.

Questo, definisce la gravità del trauma valutando il paziente tramite differenti tecniche:

 

  • Osservazione e palpazione: Il medico, osserva la zona interessata per verificare la presenza di lividi, gonfiore e avvallamenti;
  • L’Ecografia muscolo-scheletrica: questa, viene eseguita 48 ore dopo il trauma cosicché la lesione sia più visibile;
  • Ecografia Color Doppler e Power Doppler: consentono di visualizzare la quantità di sangue all’interno del muscolo;
  • Risonanza Magnetica: questa tecnica permette anche di seguire l’andamento della cicatrizzazione in caso di strappi muscolari particolarmente gravi.

 

Diagnosi differenziale

Lo strappo muscolare può essere a volte confuso con altre condizioni, le quali, possono presentare dei sintomi molto simili:

  • Indolenzimento muscolare (D.O.M.S): in questo caso, il dolore si presenta il giorno successivo. Inoltre, a differenza dello strappo, si tratta di una microlesione.
  • Crampo: si differenzia dallo strappo perché il muscolo appare solamente più rigido ma non presenta alcuna lesione.
  • Contrattura: anche in questo caso non sono presenti lesioni nel muscolo, infatti, la terapia consiste in una serie di massaggi svolti da uno specialista sull’area interessata.
  • Stiramento: a differenza dello strappo, si tratta di una microlesione e non e associata alla presenza di lividi.

 

Trattamento: Cosa fare e cosa non fare in caso di Strappo Muscolare

 

In caso di strappo muscolare, ci sono dei passaggi fondamentali che il medico consiglia per favorire la guarigione. Inizialmente, una terapia efficace prevede:

  • L’applicazione di ghiaccio sulla zona interessata;
  • Il riposo dell’arto;
  • La somministrazione di antidolorifici, che alleviano il dolore;
  • Somministrazione di emostatici, per arrestare il sangue in caso di lesioni più gravi;
  • Utilizzo di miorilassanti, i quali, riducono il tono dei muscoli irrigiditi a seguito di uno strappo;
  • Massaggio Drenante e Linfatico, per aiutare ridurre l’infiammazione;
  • Bendaggio neuromuscolare, come ad esempio il Kinesiotaping, per velocizzare il recupero.

 

Oltre a questi primi rimedi, parallelamente è importante iniziare un trattamento fisioterapico e riabilitativo che varia secondo la patologia.

In particolare, si suggerisce una Fisioterapia strumentale, come ad esempio la Tecarterapia e la massoterapia.

Ci sono, inoltre, delle azioni che i medici consigliano di non fare in caso di strappo muscolare, in quanto, potrebbero aggravare la situazione:

 

  • Applicare calore sulla parte interessata;
  • Sottoporsi immediatamente a sedute di massoterapia;
  • Eseguire stretching appena dopo il trauma.

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Prevenzione

Per prevenire uno strappo muscolare, sono necessari alcuni importanti accorgimenti:

 

  • Praticare un allenamento costante e un buon riscaldamento prima di iniziare un’attività sportiva;
  • Assicurarsi di essere fisicamente pronti allo sforzo fisico che si andrà a compiere;
  • Indossare un abbigliamento adeguato;
  • Non sottovalutare alcun sintomo doloroso, anche se lieve.
  • Svolgere le attività fisiche senza eccedere nello sforzo;
  • Bere e reintegrare i sali minerali.

 

Quali competenze sono necessarie per curarlo

Per curare uno strappo muscolare è necessario che il medico curante abbia delle competenze specialistiche, che variano a seconda della gravità del problema riscontrato.

Il problema, infatti, può coinvolgere diverse figure professionali come il Fisioterapista, l’ortopedico, l’osteopata ed il medico sportivo.

Nei casi più gravi, in cui sono necessarie operazioni chirurgiche, il medico deve avere anche competenze di chirurgia muscolare.

Nella maggior parte dei casi, queste figure professionali lavorano simultaneamente, per garantire al paziente una veloce guarigione.

 

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Lo Studio FisiomediCal si trova a Roma Nord, in via Andrea Sacchi, 35.

Questo, è un centro d’eccellenza che vanta numerosi professionisti del settore, specializzati in diversi ambiti della medicina.

La loro missione è la cura ed il benessere dei propri pazienti, garantita dalle competenze dell’équipe medica e dall’utilizzo delle migliori tecnologie attualmente disponibili.

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Cosa è la Rizoartrosi

Cos’è la Rizoartrosi

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La Rizoartrosi è una forma di artrite degenerativa delle ossa, più comune nelle donne dopo i 40 anni.

Questa patologia, colpisce la base del pollice e in particolare l’articolazione tra l’osso trapezio ed il metacarpo.

Conseguentemente, il pollice, tende a deformarsi perdendo la sua caratteristica capacità di opposizione e limitando quindi, anche i più semplici gesti quotidiani.

La gravità della Rizoartrosi, molto frequente dopo una certa età, viene spesso sottostimata perché considerata come una condizione legata all’invecchiamento.

Tuttavia, riconoscere i sintomi di questa patologia è importante per prevenire e limitare la sua capacità invalidante.

 

Sintomi

Uno dei principali sintomi che caratterizza questa forma di artrosi è un dolore continuo e cupo alla base del pollice.

Tuttavia, ad esso si affiancano ulteriori sintomi tipici della patologia, quali:

 

  • Gonfiore della base del pollice;

 

  • Difficoltà nell’esecuzione dei gesti manuali quotidiani come, ad esempio, aprire un barattolo;

 

  • Sensazione di rigidità dell’articolazione trapezio-metacarpale;

 

  • Produzione di un rumore anomalo durante il movimento dell’articolazione.

 

  • Dolore che si intensifica, in particolare, durante le ore notturne;

 

  • Presenza di lividi alla base del pollice.

Cause: Eziologia

La Rizoartrosi, in genere, si manifesta con l’avanzare dell’età.

Infatti, la causa principale di questa patologia è legata all’invecchiamento dell’articolazione, quindi all’usura della cartilagine della zona trapezio-metacarpale della base del pollice.

Tuttavia, la genetica, può influire molto sull’insorgenza della malattia determinando ad esempio, una minore elasticità dell’articolazione.

Altre volte le cause possono anche derivare da precedenti fratture del pollice.

 

Diagnosi

La diagnosi è la fase più importante per un corretto trattamento.

Il primo segno che il medico dovrebbe considerare per diagnosticare la Rizoartrosi è il dolore.

Questo, infatti, permette allo specialista di riconoscere la patologia e di capirne la gravità.

Successivamente, il medico effettua un esame obiettivo, effettuando particolari manovre sulla mano.

L’esame obiettivo, viene sempre associato alla raccolta di informazioni familiari e lavorative del paziente, le quali forniscono un quadro completo della situazione.

Tuttavia, il medico può certificare la presenza della patologia solo dopo aver effettuato una radiografia della zona interessata.

Radiografia Cosa è la Rizoartrosi

Diagnosi differenziale

La Rizoartrosi, soprattutto negli stadi avanzati, può essere confusa con ulteriori patologie che presentano dei sintomi molto simili.

Tra queste:

 

  • Artrite reumatoide;

 

  • Tendinopatia;

 

 

  • Presenza di cisti sinoviali.

 

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Trattamento

Il trattamento della Rizoartrosi può essere di tipo conservativo o chirurgico.

I trattamenti di tipo conservativo, vengono applicati soprattutto nelle fasi iniziali.

In questi, casi i medici consigliano di:

  • Tenere a riposo il pollice, i quanto in questo modo viene favorita la riduzione dello stato infiammatorio;

 

  • Applicare del ghiaccio alla base del pollice almeno 4-5 volte al giorno.

 

  • Utilizare farmaci antinfiammatori quali, ad esempio, l’aspirina e l’ibuprofene;

 

  • Utilizzare di tutori, soprattutto durante le ore notturne;

 

  • Applicare sulla cute creme analgesiche e antinfiammatorie;

 

  • Allungare e rinforzare muscoli e legamenti delle mani attraverso la Fisioterapia.

 

  • Tecarterapia, grazie al calore infatti si stimola la circolazione nella zona infiammata riducendo il dolore.

 

  • Laserterapia, la quale aumenta il flusso ematico ed ha un’azione decontratturante per mezzo del calore.

 

  • Kinesiotaping, il quale permette di ridurre l’edema dell’articolazione interessata.

 

  • Crioultrasuoni, la quale ha effetti antinfiammatori ed analgesici.

 

Il trattamento di tipo chirurgico viene applicato nei casi più gravi di Rizoartrosi.

I medici durante l’intervento, si occupano di:

 

  • Ricostruire le articolazioni danneggiate inserendo delle protesi.

 

  • Riallineare le articolazioni infiammate.

 

  • Rimuovere una parte dell’osso trapezio mediante artroscopia.

 

  • Ricostruire i legamenti.

 

 

Prevenzione

Per evitare l’insorgere di Rizoartrosi, bisognerebbe non sovraccaricare l’articolazione della mano attraverso la modifica, la riduzione o l’eliminazione di alcune abitudini che rientrano nella nostra gestualità quotidiana.

 

Quali competenze sono necessarie per curarlo

 

Per curare la Rizoartrosi è necessario che il medico abbia delle competenze specialistiche, che variano a seconda della gravità del problema riscontrato.

La cura di tale patologia, infatti, può coinvolgere diverse figure professionali come il Fisioterapista e l’ortopedico.

Nei casi più gravi, sono inoltre necessarie competenze specifiche di chirurgia della mano.

Nella maggior parte dei casi, queste figure professionali lavorano simultaneamente, per garantire al paziente una veloce guarigione.

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Torcicollo

Cos’è il torcicollo

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Il torcicollo consiste in un’inclinazione della testa sul collo, è una condizione che causa dolore nel tratto del collo e della cervicale, limitandone la possibilità di movimento. Il dolore causato dal torcicollo esordisce in maniera improvvisa ed è acuto e intenso a tal punto da interferire con le attività quotidiane: un individuo che ne soffre può avere difficoltà anche nel semplice movimento di rotazione della testa.

In realtà, però, il torcicollo è un disturbo piuttosto frequente che può essere causato da diversi fattori.

In alcuni casi, il dolore può diramarsi fino alle spalle o alle braccia e risultare, quindi, davvero molto invalidante.

Nella maggior parte dei casi, questa condizione tende a risolversi in alcuni giorni senza la necessità di un trattamento, ma non per questo va sottovalutata poiché all’origine del torcicollo possono esserci le cause più disparate.

 

Sintomi

Un paziente che soffre di torcicollo presenta una sintomatologia ben precisa, caratterizzata da una condizione dolorosa che si manifesta con l’impossibilità di ruotare, flettere o allungare il collo. L’intensità del dolore, che può essere più o meno acuto, varia a seconda della gravità del disturbo.

Al dolore nell’area del collo, si possono aggiungere altri sintomi tipici del torcicollo, come:

  • La presenza dei muscoli del collo gonfi;
  • Rigidità in tutta l’area che comprende spalle, collo e cervicale;
  • Condizione dolorosa che si propaga fino a spalle e braccia (brachialgia).

 

In casi più gravi, spesso contrassegnati da un dolore ancora più intenso, possono insorgere anche:

  • Mal di testa;
  • Vomito.

 

Cause: eziologia

All’origine del torcicollo possono esserci le cause più svariate, alcune più comuni di altre. Prima fra tutte l’assunzione prolungata di una posizione scorretta mentre si studia o si lavora, ma anche mentre si guida o durante il riposo notturno.

Ancora, altre cause frequenti alla base del torcicollo possono essere:

  • Uno sbalzo di temperatura;
  • Un movimento brusco del collo;
  • Eccessiva stanchezza muscolare;
  • Una particolare condizione di stress o di ansia.

Quando il torcicollo si presenta per una di queste cause dovrebbe sparire nel giro di pochi giorni con qualche accorgimento, mediante una terapia farmacologica oppure con una terapia manuale eseguita da uno specialista del settore.

 

Se il disturbo persiste, invece, il discorso può diventare un po’ più complesso. In questo caso, infatti, il torcicollo potrebbe essere indice di un preesistente problema alla colonna cervicale, tra i quali:

 

Inoltre, il torcicollo può essere congenito, ovvero essere dovuto a malattie malformative che si sono sviluppate durante la vita intrauterina. Il torcicollo congenito si distingue in miogeno ed osteogeno.

  • Torcicollo congenito miogeno: i pazienti in questo caso presentano un’inclinazione laterale della testa insieme ad una rotazione del viso dal lato opposto;
  • Torcicollo congenito osteogeno: è dovuto a delle anomalie morfologiche della colonna vertebrale.

 

Diagnosi

Per eseguire una diagnosi di torcicollo il medico può decidere se avvalersi semplicemente del racconto del paziente, il quale gli spiegherà i dolori provati e la propria storia clinica, oppure se sia il caso di effettuare degli accertamenti radiografici.

 

Può capitare che, a causa della sua invasività, la radiografia non venga ritenuta necessaria se il torcicollo dura solo pochi giorni. È certamente diverso, invece, quando il dolore persiste oltre le 4-6 settimane dalla comparsa dei primi sintomi. Infatti, in questo caso, l’origine del dolore potrebbe andare ben oltre un semplice colpo di freddo o l’assunzione di una posizione scorretta e quindi ulteriori accertamenti sono considerati necessari.

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Trattamento

Trattamento del torcicollo

Il trattamento più adatto per il torcicollo varia in base a quale sia la causa scatenante e sarà il medico a decidere quale sia il più opportuno dopo aver effettuato la diagnosi. In alcuni casi si considera necessaria una terapia farmacologica, altre volte possono bastare alcuni accorgimenti, senza la necessità di ricorrere ai farmaci, o ancora è possibile che si debba ricorrere alla terapia manuale, la quale permette ai pazienti il recupero delle funzioni in seguito ad eventi traumatici.

 

I rimedi non farmacologici possono essere di diversi tipi e nei casi in cui il dolore non sia eccessivamente intenso si rivelano molto efficaci.

Vediamone alcuni:

  • Terapia del caldo: se il torcicollo dipende da una contrattura, un impacco caldo sul punto dolente può aiutare a provare sollievo;
  • Terapia del freddo: quando il dolore causato dal torcicollo deriva da un’infiammazione, applicare del ghiaccio sul punto dolente può far affievolire il dolore;
  • Eseguire degli esercizi per il dolore cervicale: sciogliere le tensioni muovendo il collo con degli esercizi appropriati può essere un vero e proprio toccasana;
  • Evitare il riposo eccessivo: come anticipato, è appropriato svolgere degli esercizi per sciogliere il dolore, quindi va da sé che troppo riposo non allevierà il torcicollo, anzi… favorisce la rigidità dei muscoli e quindi va evitato;
  • Correggere le posture scorrette: spesso il torcicollo dipende proprio dall’abitudine di assumere posture errate durante alcune attività quotidiane, come il lavoro. Correggerle aiuterà a non incorrere in questo fastidio.
  • Rilassarsi: ansia, stress e pensieri eccessivi favoriscono le tensioni che vengono scaricate sull’area del collo.

 

Per quanto riguarda, invece, i rimedi farmacologici, quelli più utilizzati ed efficaci per il torcicollo sono gli antinfiammatori e gli antidolorifici (o analgesici).

 

Nei casi in cui, invece, si ritiene opportuno ricorrere alla terapia manuale è bene affidarsi ad un medico specialista che possa eseguire il trattamento.

 

Prevenzione

Il torcicollo, pur non essendo una vera e propria patologia, comporta ugualmente un dolore molto invadente e fastidioso. Quindi è bene sapere cosa è possibile fare per prevenire la sua comparsa.

 

  • Dormire in posizione corretta: la giusta postura è fondamentale per prevenire il torcicollo. È preferibile non dormire a pancia sotto, ma piuttosto addormentarsi di fianco per evitare l’insorgenza del torcicollo;
  • Evitare gli sbalzi di temperatura e i movimenti bruschi del collo: l’esposizione al freddo e i movimenti violenti sono tra le cause più comuni alla base del torcicollo per cui evitarli può essere molto efficace per prevenire questo disturbo;
  • Eseguire esercizi ed attività sportiva: mantenersi in allenamento e sciogliere i muscoli è un ottimo metodo di prevenzione per il torcicollo.

 

Quali competenze sono necessarie per curarlo

Le competenze necessarie per curare il torcicollo dipendono dall’origine di questo fastidio. Come già visto, infatti, le cause possono essere molto diverse tra loro. È bene, in ogni caso, che lo specialista abbia delle ottime competenze fisioterapiche e una perfetta conoscenza dell’anatomia umana.

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Quando il torcicollo richiede un trattamento, infatti, spesso ci si rivolge ad un fisioterapista, il quale, con una terapia manuale e tramite degli adeguati esercizi può curare il disturbo e migliorare la qualità della vita del paziente.

 

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Trattamento del torcicollo

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Dolore allo sternocleidomastoideo

Sternocleidomastoideo cos’è

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Lo sternocleidomastoideo è un muscolo localizzato nella regione anteriore laterale del collo, i cui due estremi sono il capo sternale e quello clavicolare. Il dolore allo sternocleidomastoideo si avverte nella zona laterale del collo e può provocare mal di testa, torcicollo, vertigini e dolori alla mascella.

Spesso ci si riferisce a questo complesso muscolare abbreviando con le sigle SCM o SCOM (Sterno Cleido Occipito Mastoideo). Origina sul cranio, all’altezza della linea nucale superiore dell’occipite e sul processo mastoideo e distalmente si inserisce sulla clavicola e sul manubrio dello sterno. Semplificando, per dare un’idea più chiara, è un muscolo laterale del collo.

Grazie allo sternocleidomastoideo è possibile eseguire una serie di movimenti multidirezionali. L’SCM consente di flettere il collo, rotarlo e sollevare il mento per guardare in alto. Grazie all’azione bilaterale dello SCOM sono possibili anche movimenti che coinvolgono la flessione della colonna cervicale inferiore e l’estensione di quella superiore. È coinvolto anche in alcuni movimenti respiratori, quando solleva lo sterno e le clavicole.

Da queste prime informazioni risulta chiara l’importanza di questo muscolo, motivo per cui la sua irritazione può provocare problemi più o meno seri. In caso di irritazione si parla di Sindrome Sternoclidomastoidea.

Cause

Le cause alla base del dolore allo sternocleidomastoideo sono di diversa natura. La sua posizione e la sua funzione lo coinvolgono in una serie di disturbi particolarmente fastidiosi e dolorosi.

Cause Posturali

Tra le principali cause ci sono quelle legate alla postura. L’odierna tecnologia ha reso abitudinari alcuni movimenti che un tempo erano meno frequenti. Passare ore allo smartphone o davanti al computer implicano una tensione eccessiva del collo dovuta all’inclinazione del capo. Anche leggere a letto o dormire con più di un cuscino può causare dolore allo sternocleidomastoideo.

Dolore al collo per postura scorretta

Quando la causa è la postura, la valutazione clinica riscontra un accorciamento del muscolo, con conseguente mobilità ridotta.

Cause di tipo respiratorio

Per quanto possa sembrare peculiare, non tutti respirano in modo corretto. Infatti, per quanto il gesto sia automatico e naturale, in alcuni casi la respirazione troppo lenta o troppo rapida può causare tensione allo SCM. La conseguenza diretta è l’accorciamento del muscolo e il dolore associato.

Cause traumatiche

Traumatismi improvvisi che coinvolgono la zona del rachide cervicale sono frequenti. Uno dei più frequenti è sicuramente il colpo di frusta, già trattato in modo approfondito in un altro articolo. Quando si subisce un trauma del genere, tutta la muscolatura nella zona del collo subisce uno stiramento che nella maggior parte dei casi può portare alla sindrome sternocleidomastoidea.

Diversi infortuni sportivi possono provocare la stessa condizione. Sempre collegandosi allo sport, determinate attività favoriscono la comparsa di questo disturbo, a causa di specifiche posizioni richieste, come accade nella pallavolo e nel basket, per esempio, dove i giocatori sono frequentemente a testa in su e sollecitano i muscoli del collo.

Sindrome Temporo Mandibolare

L’articolazione temporomandibolare collega la mandibola superiore e quella inferiore. Spesso è vittima di malfunzionamenti che causano disfunzioni mobili di apertura e chiusura. Questi sono dovuti allo squilibrio delle strutture muscolari e portano il paziente ad accusare gradualmente dolore. La condizione è chiamata, per l’appunto, sindrome temporo mandibolare, o ATM, ed è strettamente collegata al dolore dello sternocleidomastoideo.

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Ansia e Stress

L’ansia e altri stati emotivi forti sono spesso la causa di dolore localizzato sul collo. Infatti, il paziente che soffre spesso di attacchi d’ansia è portato a chiudersi, serrare la mandibola e alterare il respiro coinvolgendo i muscoli del collo e portando, come possibile conseguenza, alla sindrome dell’SCM.

Diagnosi

Il modo più semplice per capire che il dolore sia localizzato sullo sternocleidomastoideo è attraverso la pressione di determinati “trigger point”, dei punti che provocano dolore nel paziente.

I trigger point si trovano lungo tutto il muscolo e la loro posizione fa sì che stimolandoli si avvertano spasmi e fitte in diverse zone, come il collo, ovviamente, ma anche la fronte, l’orbita dell’occhio, sopra la guancia, nella puta del mento e lungo la gola.

Se con la stimolazione di questi punti il medico curante riconosce la possibilità di sindrome sternocleidomastoidea, può prescrivere ulteriori esami tecnici, come la risonanza magnetica o una lastra nella zona per confermare la diagnosi ed escludere ulteriori patologie.

Trattamento

Per alleviare ed eliminare il dolore allo sternocleidomastoide, si esegue un trattamento di fisioterapia, atto ad allungare e rilassare i muscoli tesi. Allo stesso tempo vengono rafforzati i muscoli deboli per ripristinare il movimento.

La metodologia migliore è la terapia manuale, applicata da un fisioterapista esperto che assegna al paziente esercizi posturali e propriocettivi per rieducare il sistema motorio.

Come viene ormai ripetuto in diversi articoli, è la combinazione di più metodologie terapeutiche a portare i risultati migliori. Grazie all’impiego di terapie fisiche a supporto di quelle manuali, come la Tecarterapia, gli ultrasuoni o crioultrasuoni, ma anche terapia laser, è possibile intervenire sul muscolo con risultati ben più incisivi ed efficaci.

Con il superamento del disturbo si avvia la fase di riabilitazione dove grazie all’esecuzione di esercizi specifici, il paziente può consolidare i risultati terapeutici e renderli più duraturi.

Prevenzione

Le principali forme di prevenzione sono collegate all’attività fisica. Tenere il corpo e i muscoli allenati aiuta a ridurre il rischio di incorrere nella sindrome sternocleidomastoidea, soprattutto se si allena con costanza il collo e i muscoli che lo compongono.

Dal momento che tra le cause principali, e oggi più frequenti, troviamo la postura scorretta, correggere determinati comportamenti e abitudini può garantire molti benefici nel breve e lungo termine. A partire dalla posizione che si assume quando si è al computer o al cellulare, quando si guida o si dorme, avere delle accortezze specifiche può aiutare il muscolo a non irrigidirsi. Fare delle pause durante il lavoro per cambiare posizione e rilassare il collo, ad esempio, è un’ottima abitudine e un buon metodo per evitare dolore lungo il muscolo SCOM.

Sindrome da Smartphone dolore al collo

Abbiamo visto come anche l’ansia, lo stress e altri stati emotivi posso causare questo tipo di dolore. In questi casi non sempre prevenire è possibile, poiché non sempre è facile evitare di “sentirsi” in un certo modo. Alcune attività aiutano a mantenere il controllo su se stessi e gestire al meglio le situazioni di pressione, o anche semplicemente a rilasciare lo stress accumulato nel corso della giornata, o della settimana. La meditazione, lo yoga, esercizi a corpo libero o tecniche di respirazione sono tutti ottimi esempi, nonché ottimi modi per prevenire questo disturbo.

Quali competenze sono necessarie per curarlo

Tra le competenze necessarie per diagnosticare e trattare il dolore allo sternocleidomastoide, la principale è sicuramente quella del riabilitatore. Poter riconoscere i trigger point del muscolo e le tecniche manuali da eseguire è fondamentale per trattare il disturbo.

Poiché anche la psicologia e gli stati d’animo giocano un ruolo importante nella comparsa della sindrome dell’SCM, possedere nozioni di osteopatia e altre terapie omeopatiche può apportare incredibili benefici al paziente e ottimizzare il trattamento.

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Dove trovare un centro d’eccellenza a Roma

Quando il riposo non è sufficiente per superare il dolore al collo, richiedere un parere specialistico diventa necessario. Solo grazie alla diagnosi di un medico è possibile avere chiaro il quadro della situazione.

In questi casi Lo Studio FisiomediCal è al tuo fianco e mette a disposizione specialisti altamente qualificati, esperienza sul campo e tecnologie innovative. Grazie a queste caratteristiche è possibile pensare trattamenti personalizzati per ogni paziente e le sue necessità. Sfruttando la combinazione di più metodologie di cura, inoltre, sono molte le possibilità di un recupero ottimale.

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Dolore allo sterno

Dolore allo sterno: cos’è e dove è localizzato

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Il dolore allo sterno è spesso associato erroneamente a un attacco cardiaco, sebbene in alcuni casi possa effettivamente essere quella la causa. Dal momento che questa tipologia di dolore è localizzata al centro del petto, è solo naturale pensare subito al peggio e convincersi che il cuore sia coinvolto. Sono molto gli organi importanti che si trovano nella zona dello sterno, come i polmoni o l’esofago. Per questo motivo il dolore può essere connesso a diverse cause, più o meno gravi, fisiche ma anche psicologiche.

Proprio a seconda della causa scatenante, il dolore accusato può variare e manifestarsi in modo più o meno intenso, come una fitta lancinante di pochi istanti o un fastidio diffuso di diverse ore. Per quanto riguarda la zona, abbiamo anticipato che è localizzato solitamente al centro del petto, dove si trova il cuore e i grandi vasi, ma può anche manifestarsi in altre zone del petto, o addirittura della schiena, mandibola e collo, se connesso ad altri organi.

Affinché il medico sia in grado di intervenire in modo adeguato e con un trattamento specifico in base ai sintomi accusati dal paziente, è importante riconoscere le caratteristiche del dolore allo sterno.

Sintomi

Il dolore allo sterno è di per sé un sintomo che può segnalare una serie di problematiche più o meno gravi. Le situazioni più gravi, che si risolvono in emergenze mediche e chirurgiche, sovvengono quando il dolore si manifesta all’improvviso. Una fitta lancinante a livello dello sterno potrebbe presagire un infarto miocardico acuto, un’embolia polmonare o un aneurisma dissecante dell’aorta.

Se invece il dolore diventa più acuto con la respirazione, i problemi associati potrebbero essere meno gravi e non richiedere la cura d’urgenza. Questi sono solitamente di origine muscolo-scheletrica, intercostale o pleurica.

Una terza possibilità è di tipo costrittivo, con un’improvvisa difficoltà nella respirazione. In questi casi l’origine è di tipo psicologico e si ricollega a stress, ansia e forti cambi d’umore.

Il dolore allo sterno può comparire assieme a ulteriori sintomi come:

  • nausea;
  • sudorazioni;
  • vertigini;
  • dolori alle spalle, schiena collo e braccia;
  • oppressione sul torace;
  • aumento del ritmo cardiaco;
  • disturbi gastrointestinali.

Dolore allo sterno e Arresto cardiaco: sintomi

Come abbiamo anticipato in apertura di articolo, il dolore allo sterno è spesso associato all’infarto. Come fare quindi per capire se il dolore è effettivamente presagio di arresto cardiaco, o sintomi di altri disturbi?

Quando si parla di infarto, la fitta allo sterno è scatenata dalla morte di una porzione del muscolo cardiaco. Già da solo questo sintomo è sufficiente per l’accesso al Pronto Soccorso, ma la realtà è che se il dolore non è associato ad altri sintomi, le possibilità che si tratti di arresto cardiaco sono scarse.

I sintomi associati sono:

  • dispnea (difficoltà a respirare);
  • senso di costrizione al petto;
  • dolore al braccio sinistro (raramente in quello destro).

I sintomi possono variare nelle donne, le quali potrebbero avvertire anche un senso di stanchezza, nausea e bruciore allo stomaco.

Cause: eziologia

Sono tante le cause che possono scatenare il dolore allo sterno, con una gravità molto variabile. Molti organi importanti si trovano nella zona del petto, dove il dolore si localizza, come il cuore, i polmoni, lo stomaco e parte dell’intestino. Di seguito vengono riportate alcune tra le cause principali all’origine di questa sintomatologia.

  • Costocondrite: una delle cause più comuni, ossia un’infiammazione delle cartilagini collegate alle costole superiori della gabbia toracica. L’infiammazione può avvenire dopo aver fatto attività fisica, con fitte intercostali, oppure essere il risultato di lesioni toraciche. Il dolore è più acuto quando si tossisce ed è localizzata sul lato dello sterno.
  • Lesione ai muscoli e alle ossa della zona dello sterno: a seguito di traumi o interventi chirurgici che interessano il torace, è possibile che si presenti questa causa. I sintomi collegati sono un leggero dolore con possibile gonfiore nella parte superiore del torace. Le ossa fanno rumore quando si stimola l’articolazione delle spalle. Se si tratta di fratture allo sterno il dolore sarà diffuso e intenso, poiché sono molti i movimenti che facciamo quotidianamente nei quali è coinvolto il torace.

 

  • Malattie polmonari: sono numerose le patologie a carico del sistema respiratorio che possono provocare dolore allo sterno. Per fare alcuni esempi si possono citare la bronchite, la tracheite e la polmonite. Il dolore è spesso accompagnato da altri sintomi come la febbre e la dispnea. Starnutire, tossire o anche solo inspirare acuisce il sintomo, in questi casi. Alle malattie polmonari se ne aggiungono diverse particolarmente gravi come l’embolia polmonare, la tubercolosi e il cancro ai polmoni.
  • Disturbi gastrointestinali: poiché lo sterno è in corrispondenza con esofago, stomaco e il primo tratto dell’intestino, un dolore localizzato in questa zona può essere causato da questo genere di disturbi. In questi casi i sintomi che si aggiungono sono il bruciore al petto, bocca amara, difficoltà nel deglutire, tosse, nausea, mal di gola e inappetenza.
  • Patologie dell’apparato cardiocircolatorio: tra queste, quelle che causano il sintomo in questione sono l’arresto cardiaco, lo spasmo coronarico, la miocardite e la pericardite.
  • Condizioni Psicologiche: anche la psiche ha un forte impatto sul dolore toracico, infatti il sintomo si presenta quando si soffre di attacchi di panico, forti stati d’ansia o periodi di forte stress. In questi casi l’organismo riduce i livelli di anidride carbonica presente nel sangue, senza aumentare quelli ossigeno. La conseguenza diretta è l’iperventilazione, un disturbo respiratorio che provoca sia dolore allo sterno ma anche l’intorpidimento dei polpastrelli e della bocca.

Diagnosi

Il consiglio è sempre quello di rivolgersi a un medico quando si accusano dolori allo sterno. Questo perché uno specialista è in grado di capire se il dolore è dovuto a cause non preoccupanti, come un reflusso gastrico, o se il sintomo interessa cuore o polmoni. Poiché sono molte le cause che potrebbero provocare questo sintomo, avere un quadro clinico chiaro e completo non è cosa semplice. Il medico curante eseguirà una serie di esami per definire la natura del dolore e prescrivere le cure necessarie.

Per prima cosa si esegue una valutazione clinica raccogliendo i dati personali del paziente, ulteriori sintomi, le variabili associate al dolore (localizzazione, durata, tipologia e altro) e la storia clinica per valutare la possibile presenza di rischi per malattie cardiache o polmonari.

Con i dati a disposizione, il medico procederà per alcune indagini di laboratorio (esami del sangue e delle urine) per avere un quadro più chiaro.

In fine, si procede con una serie di esami strumentali indispensabili per escludere le cause più gravi collegate al dolore. Questi esami sono l’elettrocardiogramma a riposo e sotto sforzo, l’angiografia, la radiografia, ecocardiografia e la TAC. Non sempre sono richiesti tutti gli esami.

Trattamento

Ovviamente, il trattamento dipende dalla causa scatenante e non esiste un iter di cura che sia valido a prescindere da questo fattore. In base alla patologia riscontrata a seguito degli esami, si esegue con la cura più indicata.

Se la causa è riconducibile alla costocondrite, la cura consiste generalmente nell’assunzione di FANS, farmaci antinfiammatori non steroidei, come l’ibuprofene e il ketoprofene. In questo modo si riduce l’infiammazione. Questo unito al riposo e impacchi caldi/freddi portano al superamento del dolore fisico. La fisioterapia gioca un ruolo importante in questa circostanza, così come diverse terapie fisiche quali i crioultrasuoni e la tecarterapia.

Cause del dolore allo sterno

Se il dolore è provocato da disturbi gastrointestinali la terapia è pensata per eliminarli. Questo risultato si ottiene attraverso una dieta specifica, l’assunzione di farmaci e antibiotici (in caso di batterio), nonché gastroprotettori e antiacidi.

Nel caso in cui sia un problema polmonare la causa del dolore, il trattamento è a base di antidolorifici e antibiotici.

In linea generale, dunque, per trattare il dolore allo sterno si deve prima individuare la causa, e poi agire per quanto possibile e curare il disturbo che ha provocato il sintomo.

Prevenzione

Non è facile parlare di prevenzione per il dolore allo sterno. Come abbiamo visto, infatti, questo sintomo può dipendere da numerosi fattori e ogni causa scatenante si previene in modo diverso, ammesso che sia effettivamente possibile farlo.

Se si parla di costocondrite, per esempio, fare attività fisica, avere muscoli tonici e proteggersi bene dal freddo quando ci si allena in inverno, sono tutti buoni consigli per evitare traumi e freddate.

Per i problemi dell’apparato respiratorio, ad esempio, non fumare è l’arma di prevenzione migliore. Allo stesso modo, aiuta ridurre l’esposizione all’aria inquinata e alle sostanze tossiche. Una dieta equilibrata, bere a sufficienza e osservare le regole di igiene basilari (lavarsi bene e con frequenza le mani) sono ugualmente importanti.

Come abbiamo visto anche ansia e stress possono causare forti dolori allo sterno, motivo per cui condurre una vita bilanciata ed evitare situazioni particolarmente stressanti può aiutare a prevenire questo sintomo.

Quali competenze sono necessarie per curarlo

Le competenze necessarie per trattare questo disturbo dipendono, ovviamente, dalla causa che lo scatena. Possono variare di molto in base alla natura della patologia. In ogni caso il medico specialista deve avere un’eccellente conoscenza dell’anatomia umana per comprendere al meglio il quadro clinico.

In base alla diagnosi e al trattamento più indicato per il paziente, lo specialista curante dovrà possedere delle competenze che possono comprendere anche la fisioterapia. La multidisciplinarietà del problema, infatti, coinvolge diverse figure professionali come il cardiologo, il gastroenterologo e l’ortopedico, per citarne alcune. In generale, il disturbo viene trattato da più professionisti che lavorano in modo sinergico per curare la patologia e riabilitare il paziente nel miglior modo possibile.

Dove trovare un centro d’eccellenza a Roma

Lo Studio FisiomediCal è un centro d’eccellenza che vanta numerosi professionisti del settore, specializzati in molti ambiti della medicina. Le competenze dell’equipé medica e l’utilizzo delle migliori tecnologie attualmente disponibili sono due aspetti fondamentali quando si parla della cura del paziente, missione ultima dello studio e di tutti i suoi componenti.

FisiomediCal si trova a Roma Nord, in via Andrea Sacchi, 35. Per avere maggiori informazioni sui servizi, i trattamenti e le convenzioni, chiamare il numero 06 32651337 o visitare la pagina dei contatti.


N.b. alcuni trattamenti, patologie e infortuni citati nel presente articolo sono descritti a scopo divulgativo.
Per conoscere quali terapie e controlli è possibile effettuare nel nostro centro, vi invitiamo a consultare le prestazioni indicate nella voce di menù presente nel nostro sito web.